Galleria Tommaso Calabro
Palazzo Marietti
Luca Rossi
Milano

15 luglio 2018 - a tempo indefinito


(foto credits: riccardo gasperoni)




Chi è Luca Rossi? >>> https://bit.ly/2uO3sCO

La nuova Vanessa Beecroft è Luca Rossi >>> https://bit.ly/2GooCg4





































(sulla sinistra)

con i polpastrelli della mano sinistra, sempre con te

materiali vari, 2018.




(sulla destra)

...plays..

luce solare, un luogo, 2018.















(sulla destra)


Se non capisci una cosa cercala su YouTube

ceramica di Faenza, dim. variabili, 2018.



















7800

stampa dimensioni variabili, 2018

>>> http://lucarossilab.it/7800-qualcosa-di-straordinario-nei-boschi-del-trentino/






UN NUOVO PROGETTO A MILANO 

Il progetto di Luca Rossi a Palazzo Marietti sintetizza bene il percorso di Luca Rossi tra il 2009 e il 2018. L'artista, critico e blogger italiano non è mai stato a Palazzo Marietti. Ma chi può dire oggi di non avere opinioni ferree su cose che non sono mai state esperite dal vero? E cosa si può dire "vero" in un periodo storico in cui ognuno può esprimere e condividere la sua "verità" in un grande calderone in cui tutto sembra posto sullo stesso piano?

La postmodernità ha portato prima una crisi della rappresentazione in cui "tutto sembra stato fatto" (2001) e poi una seconda crisi in cui "tutti fanno tutto"(2009). Il mondo dell'arte per difendersi e difendere i valori in campo si chiude dentro ai fortini di musei e gallerie. I luoghi e le pubbliche relazioni (i raggi e il luogo del secondo intervento) sono diventati i veri materiali delle opere d'arte. Luoghi e pubbliche relazioni possono trasformare oggetti che possiamo trovare all'Ikea in opere costose e quindi denaro (Ikea Evoluta). Una banca centrale completamente deregolamentata che rischia di avvelenare il mercato, sicuramente quello dei giovani artisti.

Senza possibilità di individuare valori sicuri in questo calderone postmoderno, ecco che i più giovani rielaborano la storia con opere materiche, moderniste e che sembrano rielaborazioni del reperto archeologico e di qualcosa che potremo trovare al mercatino dell'antiquariato sotto casa. Ed ecco che la Sindrome del Giovane Indiana Jones che incontra l'Ikea Evoluta.

Per risolvere la crisi 2001 e 2009 Luca Rossi individua tre strade: una certa pittura, il concetto di post-verità e l'altermodenrno. Il progetto a Palazzo Marietti si pone tra la seconda e la terza via.



LA CRITICA, LA LOTTA, IL FUTURO : LUCA ROSSI


In Italia, c’è una figura di notevole interesse nel panorama dell’arte contemporanea: Luca Rossi, artista/collettivo critico, curatore, blogger, personaggio controverso che lavora anche con l’anonimato, una sorta di Anonymous del Sistema dell’Arte (dove l’ego sembra non esistere più e dove chiunque può essere Luca Rossi), dove “processualità critica”, spazio virtuale (quello creato da internet) e quello reale sembrano non avere più confini e mischiarsi in un tutt’uno.


Oggi giorno l’individuo esperisce una sorta di “non esperienza”, nel senso che la maggioranza del suo tempo viene speso nel navigare nella “rete” e molto di questo lo sta portando ad una “nuova memoria-senza memoria” ad “un’assimilazione passiva e a-critica” e questo Luca sembra saperlo davvero bene. Luca ci ricorda i riferimenti storici ed artistici, il nostro passato, cosa vuol dire essere critici e attivi, lottare per mantenere una propria autenticità e districarsi in un mondo che ha più l’aspetto di un grande Mc Donald.


Ci siamo stupiti di quanto Il lavoro di Luca sia seguito da molti curatori, artisti anche in Europa, molti dei quali scappati dall’Italia. Luca è considerato l’unica voce critica fuori dal coro per il panorama attuale italiano.


La cosa preoccupante è che Rossi, nonostante il suo lavoro sia ampiamente e verbalmente riconosciuto, non venga ancora considerato da istituzioni e realtà italiane. La cosa è emblematica e la dice lunga su cosa vale in Italia rispetto all’essere dei “veri artisti”.


Un panorama italiano che si trascina da forse più di 10 anni, portando artisti “copia ed incolla”, ripetizioni infinite di progetti con sempre gli stessi nomi, decretando implicitamente una fine dell’arte contemporanea.