quasi dimentichiamo dove sono le porte




















"If I imagine, I see. What else do I do if I travel? Only the extreme weakness of the imagination justifies that one must move to feel"
Fernando Pessoa




"Irregularities and exceptions are often what prevents the system from crashing"
Hans Ulrich Obrist



Cy Twombly : (silenzio)
“La gente non vuole più fare il pubblico, né l'allievo, 
vuole entrare nella cosa, ossia sente che c'è già dentro.”



Noi non cesseremo l’esplorazione
E la fine di tutte le nostre ricerche
Sarà di giungere là dove siamo partiti,
E conoscere quel luogo per la prima volta.
T.S. Eliot – Quattro quartetti

























homme, femme et le spectateur 



polyester resin, polyurethane, rubber, leather, human hair, paint, fabric, various material.





















ou vous etes 

various material





In questi anni abbiamo lavorato in tanti luoghi ma il vero luogo ultimo è sempre stato dove ci troviamo adesso; ossia l'unico "spazio politico" davvero rimasto. Dopo l'ottimismo delle avanguardie moderne, il remix critico postmoderno, è ormai evidente come le politiche degli stati nazione siano unicamente politiche di galleggiamento: l'unico vero cambiamento, l'unica vera rivoluzione, se è di questo che abbiamo bisogno, può avvenire nel nostro spazio micro, locale e privato. 


Per iniziare ho scelto l'intervento che nell'agosto 2012 presentai nei giardini di Versailles. L'icona di caricamento di un video amatoriale indugia sotto la pressione di un eccessiva quantità di dati e contenuti da caricare. In fondo oggi siamo bombardati di contenuti. Il problema non è creare o selezionare l'ennesima opera, quanto fare le differenze fra le opere e i contenuti stessi. Come se ci arrivassero in casa contemporaneamente 10.000 pacchi, il problema sarebbe come gestirli; il rischio sarebbe di non arrivare neanche ad aprirli, il rischio sarebbe un vuoto. L'opera a Versailles si adatta meravigliosamente agli spazio dei giardini, si adatta al contesto. Ma si potrebbe dire che esiste solo dove ci troviamo a fruirla. Ora grande in mezzo alle fontane, ora piccola lì per terra ora in cielo a creare nuovi mondi. Mi sembra una soluzione che reagisca bene alla flessibilità e alla precarietà che ha portato il mondo contemporaneo, secondo le parole di Nicolas Bourriaud, da "Il Radicante":



"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano."



Ecco, questa mostra si oppone all'istallazione permanente. Suggerisce una nuova idea di possesso. Fa riferimento ad una nuova scala valoriale, dove è chiaro come il valore non stia nell'opera stessa ma in una nuvola di modi, atteggiamenti e visioni da cui l'opera stessa precipita. Tutti coloro che cercheranno Reggia di Versailles in inglese da tutto il mondo finiranno su questa pagina. 





Abbazia di Sénanque (Gordes, Francia). Uno dei siti turistici più affollati di tutto il mondo. 







scroll down (la via o il sentiero)

action, photo documentation, display case, various material.





































Con il secondo intervento siamo sempre in Francia, adesso, in quel momento e a tempo indeterminato. Arrivare all'Abbazia di Sénanque sembra di arrivare in una sorta di Walt Disney religioso, ogni senso religioso sembra soffocato dalle esigenze del turismo di massa. Appena entrati, poco prima della biglietteria, su una teca vuota era appoggiato un cartoncino con gli orari di visita. Mi è venuto spontaneo spostare questo cartoncino e ottenere una teca vuota. Ho iniziato a fotografare ossessivamente la teca come se all'interno ci fosse qualcosa da non perdere. Molti turisti hanno iniziato a fare lo stesso, altri si stropicciavano gli occhi. Successivamente ho caricato queste foto sul blog e ho chiesto ai monaci di mantenere esposta quella teca così com'era semmai aggiungendo una breve didascalia. Mi hanno risposto che non è possibile esporre elementi non cristiani. Ma cos'era esposto nella teca? La teca stessa non era già esposta? 

In quella situazione soffocante e caotica mi era sembrato naturale ricostruire un senso. Vedo questo intervento come un attentato positivo, volto a ricostruire il senso piuttosto che distruggere un luogo. Solo dalla documentazione della teca emerge un micro-universo, composto da diversi elementi e da figure riflesse all'interno della teca, fino anche un piccolissimo Tao. Mi piace come questa teca appaia vuota quando invece non lo è. Il mio fotografare ossessivo induceva i turisti a rallentare il passo. Un tempo di decompressione e rallentamento sempre più fondamentale per poter "fare le differenze". Questa teca vive solo qui, nella sua documentazione. Una dimensione fluida e complessa, determinata dalle foto ma anche dall'azione fatta quel giorno e dalla teca che anche adesso, forse, è ancora esposta. Mi interessa questa natura complessa dell'opera, capace di reagire alla rigidità dell'installazione permanente e alla fragilità di una teca vuota. L'opera vive in una dimensione "risolutamente precaria" (Bourriaud), che per usare la definizione dell'economista Nicolas Taleb, potremo definire "antifragile" come qualcosa capace di non soffocare e di non spezzarsi. 






























If you don't understand a thing look it up on youtube

3D letters, various material.








L'opera nasce come un fotomontaggio elementare in un spazio, un’opera d’arte "in potenza" ma ugualmente fruibile da ogni parte del mondo tramite la documentazione sul blog. Anche in questo caso le persone che cercheranno "New Museum" su Google arriveranno su questa pagina. 

La sua realizzazione materiale è una conseguenza non sempre necessaria. Nello spazio viene semplicemente inserita questa sigla: IMG 3733. La sigla si riferisce ad un titolo che qualsiasi smartphone attribuisce arbitrariamente, e in modo consequenziale, ai video che vengono realizzati con lo smartphone stesso. Solitamente questi video, mantenendo il titolo "IMG 3733", vengono subito caricati su YouTube. Si tratta di video "di prova" o che documentano situazioni marginali e private degli utenti di tutto il mondo. Per tanto inserendo nel motore di ricerca di YouTube la sigla "IMG 3733" troviamo questa enorme quantità di video che risulta in continuo e incessante aumento. Si tratta di situazioni realmente marginali e inaspettate che conservano un grande valore poetico. Video che nessuno cerca direttamente e quindi pressochè nascosti e con pochissime visualizzazioni. La materialità immobile della scultura contrasta e rimanda alla fluidità del video amatoriale, strumento tipico del nostro presente. Anche in questo caso mi interessa una natura fluida e complessa dell'opera d'arte. Fissa ma allo stesso tempo indefinibile e in espansione. Un modo, anche questo, ci gestire contenuti di fusi siamo produttori e consumatori. Una sovraproduzione di contenuti per i quali il problema non è la loro creazione o la loro selezione, bensì la capacità di fornire un criterio per fare le differenze e gestire i contenuti stessi. 

























tip fingers (I - II)

various material.





Sculture realizzate con la punta delle dita. Autore, opera e spettatore sono immobili, e allo stesso tempo velocissimi perché sempre nello stesso luogo e nello stesso tempo. Una coincidenza di contenuto, autore e spettatore che troviamo, per esempio, anche nel selfie. La generazione "me me me". L'opera chiede solo un istante, nulla di più; come se l'opera fosse un buco nero che ha risucchiato nel tempo e nello spazio tutto il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Tutto è in quell'istante in cui guardiamo l'opera sul nostro display privato. 
























..plays.. 

sunlight, a place. 






















































The museum at your home 

3D letters (dim. var.), over 40 homemade artworks.













































































notturno (tutto intorno a me)

land, graphite, various material.



L'utilizzo di materiali di una mostra precedente alla GAMeC di Bergamo sospendono quest'opera dove ci troviamo.