Venice Biennale 2015






































































































All the future worlds is here 

sun rays, a place, a face on the wall. 

(from press images on the Venice Biennale site)

Venice Biennale, 2015.





MG: In occasione della Biennale di Venezia 2015 hai proposto un progetto articolato di cui è rimasta una sola immagine di documentazione. Una stanza vuota dell'Arsenale, un'immagine presa dalla cartella stampa della Biennale. Cosa rimane di questo tuo piglio iconoclasta, cosa rimane da questo vuoto?

LR: Il punto è vedere l'opera d'arte là dove non c'è, apparentemente.  Possibilmente stando immobili tutti: spettatori, opere e autori. Davanti alla crisi contemporanea mi piace promuovere questo nomadismo immobile dove però tutti gli attori coinvolti sono velocissimi (opera, spettatore e autore sono sempre nello stesso spazio e nello stesso tempo). 

MG: In questo modo riduci al minimo la componente di intrattenimento e dici sostanzialmente che non serve andare per musei e biennali. 

LR: Sostanzialmente sì. Musei e Biennali rischiano di diventare "luna park per adulti" dove i contenuti sono del tutto irrilevanti. L'arte diventa una modalità sofisticata e subdola per promuovere l'attore pubblico o privato di turno. Anche quando si vuole caricare il progetto o l'opera d'arte di valenze sociali e politiche. Anzi, quella è la cosa peggiore, perché avviene anche una subdola strumentalizzazione fine a se stessa (vedi il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, retoriche progettuali da anni 70, senza alcun fondamento concreto se non per una ristretta cerchia di addetti ai lavori che guadagnano da questa retorica). 





If you don't understand a thing look it up on youtube

3D letters, various material.

Venice Biennale, 2015.



MG: Parli spesso della necessità di un valore "pubblico, condiviso e riconosciuto" dell'arte e dell'opera d'arte. Dove lo vedi in questo progetto questo valore?

LR: Per individuare il valore devi avere un conesto e un sistema di riferimento, intenzioni e strumenti. Se arriva adesso un extraterrestre sulla terra non vede nessun valore in una banconota da 500 Euro. Il valore di cui parlo non può rispondere alle logiche dell'intrattenimento, del giornalismo, del gossip o di qualsiasi altra disciplina. Questo significa che bisogna formare, stimolare e incentivare un sistema fatto di strumenti e conoscenza. Dopodichè l'arte potrà diventare una straordinaria palestra-laboratorio per allenare una sensibilità che presiede a tutto, ad ogni altro settore  alla nostra vita privata e pubblica; ecco il valore che dovrebbe avere l'arte. 



Luca Rossi
Giardini della Biennale
Venezia, 2015.



MG: Puoi dirci come questo tuo progetto dovrebbe stimolare questa sensibilità?

LR: Prima di tutto la stanza non è vuota. Quindi già questo dovrebbe farci dubitare delle nostre certezze, nella mostra come nella vita di ogni giorno. A volte vogliamo a tutti i costi qualcosa, e non ci rendiamo conto che quel qualcosa non esiste, non è il nostro bene, o forse lo abbiamo già. 
Secondo, mi sembra interessante aver usato le immagini di repertorio in cui la Biennale mostra i propri spazi vuoti, in uno stadio potenziale. In quella stanza c'è già l'opera d'arte senza che l'artista debba contribuire ulteriormente alla sovrapproduzione e all'inquinamento di opere, progetti e contenuti a cui siamo sottoposti. Sai, la crisi contemporanea è fatta da un bombardamento di contenuti che non sappiamo gestire, e tra i quali non sappiamo fare le differenze. Ecco che l'opera suggerisce un modo per gestire tali contenuti. 
Terzo, non c'è bisogno di andare a Venezia, l'opera vive solo dove si trova lo spettatore, l'opera è sempre con lui. Il tempo e le risorse impiegate dallo spettatore sono minime, rimane "tempo libero", come valore che si contrappone alla ricerca continua di denaro. Come se avessimo denaro che non ha tempo per essere speso. Potrei continuare :)

MG: Mi sembra interessante. Questo però si pone fuori da qualsiasi logica sistemica. Come ti rapporti al mercato o al museo? Non hai bisogno di mercato e di museo. Riflettendo mi sembra veramente che tu voglia affrontare il "mostro dell'arte" a mani nude, succeda quel che succede. 

LR: Questo confronto mi sembra stimolante e divertente! Il guerriero più forte è quello che è già in sé morto (proverbio cinese). 

MG: Questa cosa unita alla tua verve critica di questi anni, ti pone in una condizione di completa solitudine. 

LR: Ma no, c'è la vita. In questo modo rimangono solo le persone che lavorano nel sistema dell'arte con onestà e sincerità. Quindi sono un privilegiato.