Non ci vogliono far ragionare, non ci vogliono far sognare







L'arte a casa tua (www.myduchamp.com)




Ho seguito in questi giorni il confronto intorno all'arte, al padiglione italia e al sistema dell'arte in italia. Ho letto alcuni contributi di Michele Dantini e poi alcune risposte, tra cui Luca Bertolo. Articoli lunghi e sotto decine e decine di commenti che si accavallano senza arrivare da nessuna parte. A Dantini piace pensare all'arte del futuro, a cosa sarà considerato arte fra 30 anni. Dantini evita abilmente di sporcarsi le mani e affrontare gli artisti italiani under 50. Luca Bertolo gli chiede perché non affronta criticamente artisti under 50. Lui risponde che lo fa (anche se lo fa focalizzandosi su un particolare che lo interessa e non tentando di fare le differenze tra le cose e i particolari stessi, esercizio poco politicamente corretto, perché significa anche criticare gli artisti). Io dico che Michele Dantini ha fatto e fa ancora l'artista, e quindi quando parla, parla prima di tutto di se stesso, perché parlare di altri? Cosa che gli attirerebbe inimicizie e che lo metterebbe in secondo piano? Ma la cosa più interessante è come questo dibattito rimanga solo fra pochi addetti ai lavori, neanche troppo interessati; tutti con il paraocchi nel guardare il proprio orticello e nel tirare a campare. L'arte contemporanea in Italia negli ultimi 15 anni è semplicemente un modo raffinato per fare pubblicità all'istituzione pubblica o privata di turno. Non esiste una critica d'arte capace, e che abbia lo stimolo, di argomentare luci e ombre delle opere; e quindi andando ad esaltare quello che dovrebbe essere il valore dell'arte, in ultima analisi le ragioni e le motivazioni dell'arte (anche se io nel 2014 c'ho provato con una ricognizione sull'arte italiana degli ultimi 25 anni attraverso alcuni articoli su Artribune). Dal momento che le ragioni e le urgenze dell'opera non sono chiare il pubblico permane distante e spesso abbandonato; solo da pochi anni (dal 2012 circa) alcune istituzioni hanno pensato di coinvolgere nella didattica anche gli adulti, oltre che organizzare workshop pomeridiani dove gli adulti potessero parcheggiare i bambini per fare aperitivo. Cosa legittima certo, l'aperitivo. Anche per questo dal 2010 questo blog organizza corsi di arte non convenzionali proprio nei pub, ossia nei posti dove possiamo trovare un po' tutti o chi semplicemente lo desidera. Musei e fondazioni, infatti, sono luoghi che mettono in soggezione e non possono servire a molto per la didattica. Si pensa che l'arte debba essere diretta e democratica, ed invece non è così, perché non è così per niente nella vita. Godere del valore dell'arte necessità di uno sforzo e di una volontà. Ma servono persone capaci di motivare nel pubblico tale sforzo e volontà. Queste persone oggi in Italia non ci sono, come non ci sono critici, e di conseguenza non c'è pubblico. Per tanto senza "controllori" gli addetti ai lavori fanno quello che vogliono e usano il sistema italiano per ritagliarsi un posticino al sole, semmai sperando nella chiamata internazionale. Spesso gli stessi curatori italiani entrano in competizione con gli artisti, dovendo diventare sempre di più registi, autori e manager di se stessi. Gli artisti come operai in file chilometriche fuori dalla fabbrica, diventano ovviamente debolissimi; anche perché le loro stesse opere hanno assimilato questa debolezza, e non hanno alcuna speranza rispetto artisti stranieri, similmente mediocri, ma che hanno alle spalle istituzioni e paesi danarosi.






Le macchie sul tuo schermo dicono molto di te




Quindi che fare? Dal 2009, cercando di pormi queste domande, mi sono ritrovato in un ruolo particolare. Il Sig. Rossi vive una naturale fusione e confusione di ruolo, dove lo spettatore coincide con l'artista, e costui con il curatore e ancora con il blogger, il critico e il gallerista. Ossia un ruolo che potesse essere indipendente dal sistema e bypassare un sistema paludoso e stanco. Alzando poi lo sguardo verso la platea mi sono accorto che in platea c'erano, e ci sono (ahimè), solo addetti ai lavori. Come se Grillo cercasse di arrivare a delle soluzioni davanti ad una platea di Forza Italia. Per questo, insieme ad alcuni preziosi collaboratori, ho cercato di organizzare dei progetti concreti per aprire le porte del nostro "teatro" e far sedere in plaeta anche persone normali, pubblico vero davanti all'opera d'arte. Dal 2010 al 2015 sono nati tre progetti l'uno conseguente all'altro: "Corso Pratico di Arte Contemporanea" 2011 per riportare l'arte nel nostro quotidiano, "Duchamp Chef" 2013 per conoscere l'arte mangiando, MyDuchamp 2014 per portare direttamente nelle case delle persone il museo. Naturalmente siamo una goccia nel mare, ed inutile dire che la platea di Forza italia non voglia far entrare nuovo pubblico per sentire le soluzioni di Grillo (ho usato questa metafora per far capire il concetto, non per simpatia verso Grillo).



...plays... (place+rays)



Ma perché il sistema dell'arte dovrebbe osteggiare il nostro lavoro? E perché l'arte è un rimosso dal dibattito pubblico?

Prima domanda: ogni addetto ai lavori preferisce coltivare il suo orticello evitando di crearsi inimicizie semmai appoggiando "Luca Rossi". Inoltre nemmeno l'addetto ai lavori crede fino in fondo al valore dell'arte, tanto vale mantenere le cose come sono. Tanto più che i curatori italiani giovani, piano piano, fanno carriera mentre sono gli artisti italiani ad essere sempre più precari e omologati ad uno standard qualitativo mediocre. Basta guardare gli ultimi padiglioni italiani, ma anche semplicemente le opere proposte dagli artisti italiani. Seppur in un quadro internazionale in cui lo stesso linguaggio dell'arte contemporanea risulta deficitario e omologato verso il basso.

Seconda domanda: all'inaugurazione dell'Expo il primo Ministro Renzi tra gli eventi degni di nota in Italia durante l'Expo ha omesso la Biennale di Venezia. Premesso che quest'anno non ha molto senso andare a vedere la Biennale di Venezia (mio opinione personale), questa notizia fa capire come l'arte sia un vero e proprio rimosso dal dibattito pubblico. Sicuramente perché oggi in italia l'arte contemporanea non ha pubblico (quindi perché occuaparsene pensa il politico) ma anche perché l'arte, quella vera, pone troppe domande e troppi interrogativi scomodi. L'arte fa ragionare e sognare le persone. E oggi i poteri forti italiani non vogliono assolutamente un italiano che ragioni e allo stesso tempo inizi a sognare. Sarebbe per loro un disastro.