Report Italia (work in progress)








Nel sistema dell'arte italiano l'autoreferenzialità è un peccato inevitabile. Il Sig. Rossi deve necessariamente vestire tutti i ruoli del sistema, proprio per bypassare un sistema che non funziona: se io sono autore, contenuto, critico, curatore e spettatore allo stesso tempo, sono indipendente (pensate al SELFIE in cui autore, spettatore e contenuto coincidono). Il confronto si gioca su i contenuti. Ma come fare le differenze fra i contenuti? Chi è capace? Chi ha interesse?

In un sistema che non funziona la critica militante non paga. Un sistema che funziona dovrebbe avere tre anime in dialogo/confronto: artisti (e ne abbiamo tantissimi anche travestiti da curatori), addetti ai lavori (e ne abbiamo tanti, ma nessun critico) e pubblico (che in italia NON ESISTE).

Il sistema italiano si riduce ad un giochino di pubbliche relazioni con piccoli favori reciproci, sempre strabici con la scena internazionale. Non esiste confronto critico perché non esiste una vera platea, e perché argomentare luci e ombre non conviene a nessuno. Perché farlo? Rischiando di inimicarsi quel dato operatore che mi potrebbe far lavorare un pochino nel futuro??? Questo lascia gli artisti abbandonati ad una formazione che tende solo a compiacere creando illusioni e delusioni, o ad escludere senza motivazioni. Ed ecco che negli ultimi anni abbiamo solo formato copie ed epigoni di artisti internazionali (biscotti, arena, andreotta calò, trevisani, vascellari, assale, ecc ecc) semmai temperati dalla tradizione dell'arte povera. Questo in una situazione in cui il linguaggio stesa dell'arte vive una crisi profonda dopo la data del 2001.


Senza pubblico non esiste attenzione da parte della politica, e quindi i fondi per il contemporaneo sono stringati e vengono solo da fondazioni private che investono nell'arte per fare sostanzialmente degli spot pubblicitari sofisticati. Vedi Pirelli che con due euro promuove il brand e riqualifica un area dove ha forti interessi immobiliari. L'Hangar Bicocca (con una programmazione diluita e debole) fa figo e rende l'area più costosa, detta in due parole.

Il Blog Whitehouse dal 2009 è impegnato su tre fronti: la critica, una progettualità non convenzionale e progetti che creano le condizioni per formare e stimolare il pubblico. Tutto questo perché?

Perché l'arte può diventare una palestra-laboratorio fondamentale per stimolare sensibilità e spirito critico. Ossia doti fondamentali da usare nell'unico spazio politico rimasto, ossia la nostra dimensione privata, micro e locale. Non a caso tutti i progetti del blog insistono su questa dimensione e nascono dal ruolo di semplice spettatore/cittadino. 


























Dopo l'arte
After Art


David Joselit

postmedia books 2015
96 pp. 52 ill.
isbn 9788874901302-

L'arte, così come la conosciamo, sta cambiando drammaticamente, ma una reazione pubblica e/o critica tarda ad arrivare. Con questo brillante saggio illustrato, David Joselit descrive come l'arte e l'architettura si stiano trasformando nell'era di Google. Dietro la doppia spinta della tecnologia digitale (che consente di riformattare e diffondere le immagini senza sforzo) e l'accelerazione esponenziale dello scambio culturale attivate dalla globalizzazione, artisti e architetti stanno mettendo in evidenza Reti e network come mai prima. Alcune delle più interessanti opere contemporanee in entrambi i campi ora si basano sulla visualizzazione di modelli di diffusione dopo che sono stati prodotti oggetti e strutture, e dopo che sono entrati in network diversi (o hanno addirittura contribuito a costruirli). Comportandosi come se fossero motori di ricerca umani, artisti e architetti catturano e riformattano contenuti esistenti. Le opere d'arte risultano dalla cristallizzazione di moltitudini di immagini...



Ciò che risulta dopo l'era dell'arte è un nuovo tipo di energia che l'arte convoglia nei suoi formati eterogenei. L'arte crea connessioni tra élite sociali, filosofie sofisticate, una gamma di capacità tecnico-manuali atte alla rappresentazione, un pubblico di massa, dinamiche di attribuzione di significato alle immagini, speculazione finanziaria e affermazione di identità nazionali ed etniche. Né l'educazione superiore, né il campo dell'intrattenimento possiedono un format di questo genere. Per esempio, il mondo dell'arte connette un prezioso capitale culturale e un sofisticato discorso filosofico all'appetito delle masse e al mero potere finanziario. Né le università (i cui legami con la finanza sono più discreti e l'accesso del pubblico più limitato) né l'industria cinematografica (che attinge poco e niente alla cultura alta) riescono a raggiungere questa sapiente combinazione.


Dopo l'arte avrebbe potuto anche intitolarsi Dopo l'aura, considerato che risponde elegantemente a Walter Benjamin e al suo senso di perdita dell'arte nell'epoca della riproduzione tecnologica
















Dopo l'arte
After Art


David Joselit

postmedia books 2015
96 pp. 52 ill.
isbn 9788874901302-

L'arte, così come la conosciamo, sta cambiando drammaticamente, ma una reazione pubblica e/o critica tarda ad arrivare. Con questo brillante saggio illustrato, David Joselit descrive come l'arte e l'architettura si stiano trasformando nell'era di Google. Dietro la doppia spinta della tecnologia digitale (che consente di riformattare e diffondere le immagini senza sforzo) e l'accelerazione esponenziale dello scambio culturale attivate dalla globalizzazione, artisti e architetti stanno mettendo in evidenza Reti e network come mai prima. Alcune delle più interessanti opere contemporanee in entrambi i campi ora si basano sulla visualizzazione di modelli di diffusione dopo che sono stati prodotti oggetti e strutture, e dopo che sono entrati in network diversi (o hanno addirittura contribuito a costruirli). Comportandosi come se fossero motori di ricerca umani, artisti e architetti catturano e riformattano contenuti esistenti. Le opere d'arte risultano dalla cristallizzazione di moltitudini di immagini...



Ciò che risulta dopo l'era dell'arte è un nuovo tipo di energia che l'arte convoglia nei suoi formati eterogenei. L'arte crea connessioni tra élite sociali, filosofie sofisticate, una gamma di capacità tecnico-manuali atte alla rappresentazione, un pubblico di massa, dinamiche di attribuzione di significato alle immagini, speculazione finanziaria e affermazione di identità nazionali ed etniche. Né l'educazione superiore, né il campo dell'intrattenimento possiedono un format di questo genere. Per esempio, il mondo dell'arte connette un prezioso capitale culturale e un sofisticato discorso filosofico all'appetito delle masse e al mero potere finanziario. Né le università (i cui legami con la finanza sono più discreti e l'accesso del pubblico più limitato) né l'industria cinematografica (che attinge poco e niente alla cultura alta) riescono a raggiungere questa sapiente combinazione.


Dopo l'arte avrebbe potuto anche intitolarsi Dopo l'aura, considerato che risponde elegantemente a Walter Benjamin e al suo senso di perdita dell'arte nell'epoca della riproduzione tecnologica













Dopo l'arte
After Art


David Joselit

postmedia books 2015
96 pp. 52 ill.
isbn 9788874901302-

L'arte, così come la conosciamo, sta cambiando drammaticamente, ma una reazione pubblica e/o critica tarda ad arrivare. Con questo brillante saggio illustrato, David Joselit descrive come l'arte e l'architettura si stiano trasformando nell'era di Google. Dietro la doppia spinta della tecnologia digitale (che consente di riformattare e diffondere le immagini senza sforzo) e l'accelerazione esponenziale dello scambio culturale attivate dalla globalizzazione, artisti e architetti stanno mettendo in evidenza Reti e network come mai prima. Alcune delle più interessanti opere contemporanee in entrambi i campi ora si basano sulla visualizzazione di modelli di diffusione dopo che sono stati prodotti oggetti e strutture, e dopo che sono entrati in network diversi (o hanno addirittura contribuito a costruirli). Comportandosi come se fossero motori di ricerca umani, artisti e architetti catturano e riformattano contenuti esistenti. Le opere d'arte risultano dalla cristallizzazione di moltitudini di immagini...



Ciò che risulta dopo l'era dell'arte è un nuovo tipo di energia che l'arte convoglia nei suoi formati eterogenei. L'arte crea connessioni tra élite sociali, filosofie sofisticate, una gamma di capacità tecnico-manuali atte alla rappresentazione, un pubblico di massa, dinamiche di attribuzione di significato alle immagini, speculazione finanziaria e affermazione di identità nazionali ed etniche. Né l'educazione superiore, né il campo dell'intrattenimento possiedono un format di questo genere. Per esempio, il mondo dell'arte connette un prezioso capitale culturale e un sofisticato discorso filosofico all'appetito delle masse e al mero potere finanziario. Né le università (i cui legami con la finanza sono più discreti e l'accesso del pubblico più limitato) né l'industria cinematografica (che attinge poco e niente alla cultura alta) riescono a raggiungere questa sapiente combinazione.


Dopo l'arte avrebbe potuto anche intitolarsi Dopo l'aura, considerato che risponde elegantemente a Walter Benjamin e al suo senso di perdita dell'arte nell'epoca della riproduzione tecnologica.