where is artwork value?





SCROLL DOWN (la via o il sentiero)

azione, documentazione, teca, materiali vari.

Sénanque Abbey, Gordes (FR), 2013.
























La presentazione della serie "pret a porter", prima e durante Arte Fiera Bologna, ha permesso di confermare e capire meglio alcune dinamiche. La realtà italiana non è una pozzanghera, come credono alcuni artisti emigrati all'estero, ma semplicemente mancano opportunità formative ed educative efficaci. Per "formazione" ed "educazione" non intendo "bisogna dire cosa va bene e cosa no", ma intendo la capacità di organizzare un contesto dove ritrovare senso critico. Gli ultimi 25 anni di vita italiana hanno completamente annullato questo senso critico. L'arte contemporanea non è altro che una palestra e un laboratorio dove sperimentare e allenare la propria sensibilità. Senza potersene accorgere questa sensibilità andrà a modificare anche il modo con cui ci poniamo nella vita di ogni giorno, ben oltre il museo o la galleria d'arte.

Quando scrivo di creare contesti fertili per "formare" ed "educare" non mi riferisco solo al pubblico. Ma a tutti: artisti, giornalisti, critici, curatori, collezionisti ecc. ecc. Come dicevo non si tratta di imporre verità assolute, ma di favorire il dialogo e la capacità di porsi domande. Questa cosa fa paura a tutti. Gli stessi collezionisti, che investono di tasca propria, difficilmente nel mondo dell'arte andranno a protestare e a porre domande.

Il sistema cerca di caricare di valore arbitrario un'opera d'arte. Lo fa attraverso le pubbliche relazioni e attraverso il curriculum dell'artista, che può essere condizionato dagli stessi operatori che devono caricare di valore un'opera. Questa pratica non è diversa da quello che è successo a fine anni 90 in Italia nel Caso Parmalat: alcuni manager avevano caricato di valore arbitrario i titoli Parmalat, truffando i risparmiatori. Ma mentre i risparmiatori protestano perché ne va dei loro unici guadagni, il collezionista benestante è meno incentivato a protestare per un'opera dopata; tanto più che protestando fa anche la figura dello stupido, che si è fatto truffare. Il collezionista tende a stare zitto, cercando di rivendere la propria opera. Se tutto il mercato fa così, se tutti i collezionisti fanno così, il risultato è che le opere-bidone tendono a girare nuovamente. E' come se i risparmiatori Parmalat, senza un'autorità di garanzia super partes, avessero rivenduto i loro titoli Parmalat al prezzo migliore che potevano ottenere. Nel caso dell'arte questa dinamica prolunga la bolla speculativa. Se ho comprato un Paolo Chiasera a 5000 euro nel 2003. Nel 2008 inizio a capire che l'artista non sta avendo quella visibilità internazionale che mi aspettavo; desidero rivenderlo. Se mi lamento e rendo pubblico il mio desiderio, più difficilmente troverò qualcuno disposto ad acquistare il mio Chiasera. Nel 2010 riesco a rivenderlo a 3500 Euro. Perdo solo 1500 euro.



TUTTO INTORNO A TE

terra, grafite, materiali vari.

GAMeC, Bergamo 2014.




La cosa che secondo me è interessante, è porsi delle domande: perché quell'opera costa 3500 Euro? Perché 5000 Euro?

Il gallerista anni 90 tende a non voler porre nessuna domanda. Il suo target è la persona ricca, non certo l'idraulico, e per la persona ricca non cambia nulla spendere 500 o 5000 euro. Anzi più l'opera costa meglio è, infatti aumenta il valore di status symbol. Nel mercato dell'arte diminuire il prezzo può diventare deleterio. Questo è un mercato stupido e poco efficiente. Esattamente come se andassimo al supermercato, ed essendo miliardari, preferissimo spendere per un chilo di mele 1000 euro. La domanda è : perché quelle mele costano 1000 Euro?

Come emerso dal lavoro di questi anni, abbiamo capito che il valore dell'opera NON è nell'opera. Nell'opera abbiamo un prezzo. L'opera è solo un testimone silenzioso del valore. Il valore dell'opera è gratis: il valore di Lucio Fontana tutti lo possono fruire gratuitamente, nel suo caso possiamo anche ricreare un'opera (testimone di valore) facilmente. Se voglio possedere un Fontana originale allora devo pagare un prezzo.

E' come se le opere d'arte fossero precipitati di valore. E il valore stesse su una NUVOLA MAV (modi, atteggiamenti, visioni). La nuvola la possono vedere liberamente tutti da ogni luogo, mentre solo alcuni possono possedere la pioggia, la grandine e la neve che precipitano dalla nuvola stessa.

Siamo disposti a pagare un prezzo per un'opera, in quanto questa è un testimone e precipitato di valore. Più consideriamo quel valore alto (anche se poi è gratuito) più siamo disposti a pagare. Allo stesso tempo se il prezzo è alto pensiamo che automaticamente il valore sia alto; se il prezzo è basso ci fidiamo meno. Paradossalmente. Bisognerebbe superare queste riflessioni, e guardare semplicemente l'opera. Come misurare il valore dell'opera?

Per ogni opera possiamo definire un valore che tende ad essere oggettivo, senza mai esserlo del tutto. Fortunatamente, se no sarebbe noiosissimo, e l'arte non aprirebbe invece a quella dimensione di libertà che la caratterizza. Una buona opera d'arte è viva, quindi cambia giorno dopo giorno. Ma per vedere questo bisogna avere (come in ogni ambito umano) un minimo di strumenti e nozioni. Strumenti e nozioni, senza opportunità formative, si accumulano lentamente nella mente delle persone. Ma questo processo è lentissimo. Servono opportunità formative che sappiamo creare un contesto fertile di riflessione e non imporre verità assolute.

Ma come misurare il valore dell'opera? E' possibile avvicinarsi ad un valore oggettivo dell'opera raggiungendo una forma di consapevolezza che potremo definire critica. Tale consapevolezza, con l'aiuto di artisti, addetti ai lavori e pubblico, mette in relazione tre aspetti:

- intenzioni dell'artista (biografia, altre opere, materiali utilizzati, titoli, interviste, articoli)

- opera in sè (l'opera come la si vede, senza altre stampelle)

- contesto (specifico, ma anche politico, economico, sociale e storico, la storia dell'arte e non solo)


Prendiamo un'opera di valore risaputo e diffuso: un super cellulare i-Phone. Chiamiamolo i-Phone 10. Se dessimo l'i-Phone 10 ad un uomo primitivo costui non avrebbe colto il valore dell'i-Phone e lo avrebbe tirato contro un mammut, ottenendo un nulla di fatto. Quindi il contesto è fondamentale. L'i-Phone 10 è leggero, ricco di spazio interno, piccolo, ecc. Ha tutta una serie di caratteristiche che noi possiamo apprezzare in quanto uomini del 2020. Le intenzioni dell'autore per l'I-Phone 10 sono sempre chiarite da una presentazione planetaria dove i vertici di Apple descrivono le loro intenzioni. Non dicono ovviamente l'i-Phone salverà il mondo, dicono semmai che lo migliorerà.


Lucio Fontana




Ora facciamo lo stesso esercizio per una tela di Lucio Fontana. Cerchiamo di vederla per la prima volta, noi uomini del 2015, in questo dato contesto. Come ho detto bisogna avere un minimo di nozioni e strumenti:

La pittura ha attraversato la vita dell'uomo sulla terra. Secondo me è interessante perché la tela o la superficie della caverna, sono aree limitate e piatte. La pittura costringe l'autore in un limite, costringe a consapevolezza: non posso fare di più: "devo stare qui dentro". L'installazione, il video, la performance, ecc ecc danno una tridimensionalità e un menù talmente ricco, da far cadere in tentazione l'artista. Come se l'artista potesse salvare il mondo direttamente, come se un dentista per essere un buon dentista dovesse risolvere i problemi del politico, dell'insegnante, del pompiere e del bancario, ecc. Nella pittura questo pericolo non c'è, o comunque è molto distante.

Mentre negli Stati Uniti imperversava l'espressionismo astratto, e quindi una pittura che nasceva da movimenti netti e fuori dagli schemi, dando la libertà all'artista di esprimere il proprio conscio ed inconscio fuori dalla griglia pittorica rinascimentale, Lucio Fontana in Italia commetteva un solo gesto, e commetteva l'azzardo di sporgersi qualche millimetro più in avanti dell'espressionismo astratto. Questi pochi millimetri fanno la differenza: non solo il taglio di Fontana apre ad una nuova dimensione, ma costringe ad una tremenda consapevolezza: "questo è solo un oggetto, è solo una tela". Il taglio sulla tela trasforma quello spazio bianco, potenzialmente ricco di possibilità, in quello che è, un semplice oggetto fatto da un tessuto e da un telaio. Il valore gratuito di Fontana sta nell'essere uscito brillantemente da uno schema. Con un gesto semplicissimo, ma non semplicistico. Cosa succederebbe se noi stessi potessimo fare la stessa cosa per la "tela della nostra vita"? Da questa ricchezza di possibilità, con un semplice gesto, aprire ad una nuova dimensione di vita?

Ecco il valore di Fontana. Ecco perché ha senso tenere un testimone silenzioso di questo valore in casa. Ogni mattina ci ricorderebbe questo.



HAMBURGER (I-II)

tecnica mista su tela ancora confezionata.

Arte Fiera Bologna, 2015.



Cosa succede se un'opera può diventare testimone di più artisti? Qui sopra trovate due esempi (Hamburger I-II, dalla serie "pret a porter"). Dopo Fontana, giriamo la tela quasi ingenuamente e troviamo Giulio Paolini; poi sulla tela accora confezionata le combustioni di Alberto Burri. Per poi accorgerci del fatto che l'opera è un prodotto in serie, e quindi la pop art di Andy Warhol. Il prezzo di quest'opera è di 390 euro. E il valore?  Ma il valore non va ad intaccare il prezzo, almeno fino a quando non si creerà un asta spontanea, dove le persone potranno puntare quello che desiderano per possedere almeno una delle 10 opere della serie Hamburger.

Tutta la serie "pret a porter" è creata con cose e oggetti del "fai da te". Se uno si fa l'opera in casa? Il messaggio è proprio questo: potete farlo a casa vostra. Esattamente come l'intervento alla Gamec esiste solo dove vi trovate, quella è l'unica dimensione politica praticabile.

Hamburger sembra il risultato di un'interrogatorio alla tela ancora confezionata nel cellofan. Ogni riferimento ai 4 artisti sembra fermare e contraddire l'altro. Paolini ferma Fontana? Burri si disinteressa dei primi due, e Warhol ridimensiona tutto. Potrebbe anche essere. Ma che differenza c'è tra l'avere l'originale e una copia? Nessuna. O meglio, acquistare Hamburger originale del Sig. Luca Rossi, significa riconoscere e sostenere un lavoro che procede quotidianamente da sei anni. Non si tratta solo di comprare un'opera d'arte, ma un'opera che in qualche modo discende dal una certa impostazione critica, opinabile, ma sicuramente approfondita e argomentata. Attraverso questo blog ma anche attraverso numerosi articoli su riviste specializzate (artribune, exibart, flash art, ecc), interviste e confronto nei social network. Da un punto di vista strettamente economico, il prezzo della singola opera potrebbe aumentare in futuro se aumenta la domanda. Non è certo questo il problema.