scroll down - quasi dimentichiamo dove sono le porte (2009-2014)










































tutto intorno a te

terra, grafite, materiali vari, macchie sullo schermo.

Bergamo





































































tao (la via o il sentiero)

una teca, azione pubblica, materiali vari.

Gordes


VIDEO_BREAKING NEWS (estensione dell'intervento a Gordes)



In 2013 I was just in France , in one of the busiest tourist sites and typical of Provence : the Abbey of Sénanque in Gordes . As you arrive you immediately notice dozens of tourists scattered in lavender , that they pose to get to take pictures in front of the famous abbey . Even the architectural structure and details return a cool place , away from any sense spiritual and religious . The systematic nature of sightseeing do not help to make the place more hospitable . Upon entering , before reaching the ticket office , I found a large empty glass case and on a sign for the visiting hours . I removed the sign and the casket remained empty ; on closer inspection a landscape finally pleasant , almost a break and decompression compared to the chaos that was going on around . Instinctively, I started photographing stubbornly casket with my digital camera . Most photographed and the more I realized how the most interesting thing in that abbey was to showcase absentmindedly left empty . Covering the photos I realized immediately that emerged from the empty elements : that void was emerging slowly from a small universe , a landscape subtly fascinating. My action began to attract the attention of tourists passing near the shrine to pick up their ticket . Some rubbed their eyes , others watched with great attention the shrine , others began to photograph them too , without really knowing what they were photographing . Were photographing a void that was not a void , a landscape able to recover and revitalize , albeit minimally , the sense of that place . I always thought that my action was a " positive attack " that instead of destroying something , trying to rebuild a sense of the place . My simple photograph a seemingly empty display case , pushing the number of tourists to slow their pace , as if waking up from the tracks and sleepy muffled mass tourism . Maybe that casket is still exposed while Blog whitehouse is always possible to see these photos . Just as with any piece of news or for the bombing of these days , we can know that "fact " in an indirect and mediated with all that this implies : to have a partial knowledge of the facts , but also to have time to look carefully at the images in the calm and tranquility of our private .























l'uomo, la donna e lo spettatore

resina, poliuretano, abiti, materiali vari.

Versailles




























tutto dove sei

macchie sullo schermo, materiali vari.

Milano


















10 settembre 2001

fotografia, dim. var.

Milano












italian area

4 testi critici sull'arte italiana, colla, polvere.

Rovereto


























...plays...

luce solare, un luogo.

Varsavia






















tutto dove sei 2

materiali vari.

Bergamo


























se non capisci una cosa cercala su you tube

materiali vari.

New York

























Luca Rossi: Radicante Anti Fragile 


Leggi anche "L'ecologia dell'arte del Sig. Rossi"






Sembra di vivere un medioevo tecnologico e informatizzato. Il movimento ai Tempi dell'Ebola è fortemente sconsigliato, ma tutto può essere dove ci troviamo. Un nomadismo sclerotico, velocissimo e immobile. L'esperienza indiretta e satura di internet è essa stessa un'esperienza diretta, che avviene nella dimensione micro, quotidiana e locale di ognuno. Sempre ed ovunque. Attraverso una democrazia dei contenuti in cui autore e spettatore coincidono significativamente: non a caso il selfie dimostra una coincidenza di autore, (primo) spettatore e contenuto. In questa sovraproduzione ritorna fondamentale argomentare le opere, fare le differenze, evitare che tutto venga omologato sullo stesso piano. Lo scoppio della bolla speculativa ci costringe finalmente a guardare le opere, forse a vederle per la prima volta, e tentare di capire perchè ci interessano.


"E' quanto sta avvenendo in quest'inizio di XXI secolo, in cui predominano in tutti i campi del pensiero e della creazione il transitorio, la velocità e la fragilità, instaurando quello che si potrebbe chiamare un regime precario dell'estetica."

"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano."


Suggerisco questo libro di Taleb. ANTI FRAGILE: http://www.ilsaggiatore.com/argomenti/economia/9788842819172/antifragile/








all around you 

materiali vari, polvere, macchie, uno schermo, terra, grafite.
2014

Museo GAMeC di Bergamo.







"...un arcipelago di insurrezioni locali contro le rappresentazioni ufficiali del mondo."

"E' al momento dell'esodo in effetti che gli ebrei si mettono in viaggio lasciando dietro di sé la macchina di statue egiziane i suoi dèi pesanti è strettamente codificati le sue piramidi e la sua ossessione per l' immortalitàL'esodoscrive Peter Sloterdijk, rappresenta il momento in cui "tutte le cose devono essere rivalutate dal punto di vista della loro trasportabilità e si deve essere pronti a correre il rischio di lasciare dietro di  tutto ciò che è troppo pesante da portare per gli uomini". La posta in gioco consiste allora Mel tra scodificare Dio farlo passare dal medium della pietra quello della pergamena
In breve, nel passare dalla sedentarietà culturale a un universo nomade da una burocrazia politeista dell'invisibile è un Dio unico dal monumento al documento."


Nicolas Bourriaud 
Il radicante (2014)



Leggendo "Il radicante", mi accorgo che quello a cui constringe Luca Rossi è un esodo. Un contro movimento, un nomadismo immobile ma velocissimo, in quanto l'opera coincide sempre e ovunque con la dimensione locale dello spettatore. Opera e spettatore sono velocissimi ma immobili. In questo esodo siamo costretti ad abbandonare ciò che è troppo pesante da portare. Ed ecco che gli interventi di Luca Rossi sembrano "buchi neri" che hanno risucchiato tutto il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista, fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Si passa dal monumento al documento. Ogni progetto finisce consapevolmente in una documentazione che spesso restituisce un'esperienza dell'opera più efficace e completa. In alcuni interventi Luca Rossi riconduce all'interno dell'opera, nei materiali dell'opera, anche le macchie e la polvere presente sul nostro schermo. Rendendo ancora una volta evidente come, nolenti o volenti, siamo protagonisti di un nomadismo velocissimo e allo stesso tempo immobile. Un contro movimento appunto. 

Bourriaud ci dice "come il mito postmoderno potrebbe così essere raccontato come quello di un popolo liberato da un'illusione che lo soggiogava, quello del modernismo progressista occidentale, e che si trova volta a volta galvanizzato e smantellato dal suo riflusso: s'impone il paragone col mito di Babele, costruzione universalista e prometeica. Dalla caduta della torre di Babele nacquero le molteplici lingue dell'umanità inaugurando un' era di confusione che succedette al sogno di un mondo unificato è lanciato all'assalto del futuro (il modernismo che segna l'inizio della sua fine con la crisi petrolifera del 1973). 

E adesso? Bourriaud parla di altermoderno. Non spiega bene cosa sia. Sicuramente la degenerazione del postmoderno e della post-produzione oggi coincidono con lo scoppio di una bolla speculativa che investe il mercato dell'arte contemporanea (2009-2014). Non si chiede il nuovo e l'innovazione ma una consapevolezza. 

A mio parere Luca Rossi individua quattro direttive. La prima è lo stimolo ad un confronto critico vitale. La seconda una rinnovata attenzione per un nuovo rapporto con il pubblico. La terza si divide in due strade: un nomadismo veloce ed immobile ed uno sviluppo di opere d'arte "consapevoli", che possano affrontare finalmente frontalmente i fantasmi del modernismo e del postmodernismo. Opere che escano dai soliti rituali e che diventino esse stesse dispositivi di innesco, da una parte per il confronto critico e dall'altra per un inedito rapporto con il pubblico. Ma questa ultima direttiva è ancora top secret. 

Eve Rand










L'ecologia dell'arte del Sig. Rossi


Noi non cesseremo l’esplorazione
E la fine di tutte le nostre ricerche
Sarà di giungere là dove siamo partiti,
E conoscere quel luogo per la prima volta.

T.S. Eliot – Quattro quartetti


(..) "mi interessa che l'opera sia una sorta di buco nero che risucchia il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Questo avviene guardando quell'opera. Non mi interessa altro, solo il dato scultoreo per riempire uno spazio. Sono tutti "rossi", una scelta stupida, le soluzioni intelligenti trovano subito gli anticorpi." (..) 

Luca Rossi 






Quella a cui costringe Luca Rossi è un'ecologia dell'arte, come reazione ad una sovraproduzione di opere e progetti, la cui unica discriminante sembra essere la selezione da parte delle pubbliche relazioni considerate "migliori" e più attendibili. Il curatore sembra avere il coltello dalla parte del manico, mentre gli artisti sembrano sfumature deboli, omologate e intercambiabili per il "dipinto curatoriale". Ma non essendo il curatore propriamente un artista, come per esempio il regista che coordina un'opera realmente unitaria, il risultato finale è un vuoto. Cosa rimane delle Biennali e delle mostre da qualche anno a questa parte? Forse il nome del curatore e qualche barlume di opera. Un vuoto mascherato da sovraproduzione. 

Per tanto è necessaria una profonda ridefinizione di ruolo dove l'artista, comunemente inteso, decide di fare tre passi indietro rispetto all'ammucchiata della sovra-produzione e del sovra-possesso di cose e di opere. Per questo nel caso di Luca Rossi non parlerei di una nuova avanguardia, ma di una "retroguardia". Non tanto un'azione volta a criticare tutto e smaterializzare tutto, quanto un'azione volta a stimolare una lettura critica delle opere, anche partendo da domande e interrogativi elementari e frontali. Le opere e i progetti di Luca Rossi sono delle conseguenze.



Cy Twombly : (silenzio)
“La gente non vuole più fare il pubblico, né l'allievo, 
vuole entrare nella cosa, ossia sente che c'è già dentro.”


Luca Rossi come blogger è prima di tutto uno "spettatore speciale", o uno spettatore-curatore che decide di "curare" realmente la propria visione e lettura delle cose. Per tanto nel ruolo di blogger troviamo una fusione e confusione di più ruoli: artista, critico, curatore, spettatore, commentatore, addetto stampa, direttore di rivista, ecc ecc. Seguendo dal suo inizio il percorso del Blog Whitehouse, possiamo delineare tre anime: un'anima critica, che si sviluppa sul blog ma soprattutto nei commenti e in numerosi articoli su riviste di settore; un'anima progettuale, e quindi un linguaggio che è disceso spontaneamente dal percorso critico, e infine la definizione di un progetto concreto per l'education e quindi finalizzato alla divulgazione e all'allargamento del pubblico dell'arte. 

A mio parere l'anima progettuale-linguistica è quella più interessante, perchè è capace di contenere le altre due. Infatti ogni opera d'arte ha sempre una valenza critica: se io scelgo, per esempio, il nero significa che ho deciso, criticamente, di escludere tutti gli altri colori. E quindi ci saranno della ragioni e delle motivazioni per la mia scelta critica. Allo stesso tempo il linguaggio di Luca Rossi, capace di entrare nel privato di ognuno di noi tramite il blog, tende a stabilire con lo spettatore una relazione diretta, dialettica e continuativa, all'interno della quale confrontarsi sull'opera e sul suo presunto "valore". 


"Se l'arte non avesse una valore per la nostra vita di tutti i giorni, potremo benissimo seppellire l'arte" (Luca Rossi). 

"Quando diciamo di non capire un'opera d'arte, diamo per scontato di capire tutto il resto. Ne siamo sicuri? O l'opera d'arte agisce come una spia luminosa, che ci avvisa che forse non stiamo capendo tutto il resto? 
C'è la pretesa stupida e romantica che l'arte debba essere diretta, immediata e democratica, quando questo non avviene per nessun ambito umano. Se entriamo in un Tribunale, in una Sala Operatoria o alla Borsa di Milano, possiamo dire di capire tutto? Non credo. E cosa succederebbe se il paziente dovesse capire immediatamente tutte le cose e le pratiche di una Sala Operatoria? Il paziente morirebbe. 
Anche nell'arte servono strumenti, nozioni e conoscenza della storia. L'arte è come una palestra e un laboratorio, dove allenare e sperimentare modi e atteggiamenti che possono avere un valore nella nostra quotidianità" (Luca Rossi) 



Non esagero paragonando il lavoro di Luca Rossi a quello di artisti come Duchamp, Burri, Fontana o Manzoni. Come per questi artisti l'opera di Luca Rossi apre, in definitiva, ad una nuova dimensione di libertà. Le opere di Luca Rossi finiscono sempre dove si trova l'osservatore, e per un tempo indefinito. La dimensione privata e locale dell'osservatore coincide con quella dell'autore, in uno scambio potenzialmente paritetico. Questo nella convinzione che l'unico "spazio politico" per un cambiamento e una rivoluzione sia il nostro spazio quotidiano e locale. Ogni scelta in questo spazio può essere cento volte più forte di una tendenza globale. Ognuno di noi può vincere "uno a zero" contro il Presidente degli Stati Uniti. Semplicemente ci rassicura e ci consola pensare che esista un'azione globale che ci sovrasta e verso la quale non possiamo fare nulla. 

Il problema non è più il nuovo o l'innovazione, e neanche la "partecipazione" alla mostra. L'urgenza di Luca Rossi è una consapevolezza dell'opera rispetto alle intenzioni dell'autore e al contesto in cui l'opera è collocata. Allo stesso tempo Luca Rossi può partecipare e intervenire ovunque, per tanto la cosa importante sembra la responsabilità di questa partecipazione, riferita specificatamente alla sovra-produzione e al sovra-possesso.

L'ecologia dell'arte di Luca Rossi riduce al minimo la produzione, comunemente intesa, e soprattutto l'energia consumata per l'ennesimo progetto. Autore e osservatore potrebbero rimanere immobili dove si trovano. Allo stesso tempo "quello che già possediamo" sembra sufficiente per avere l'opera. L'opera, come elemento convenzionale ed oggettuale, rimane ad uno stadio potenziale, e sembra una conseguenza non sempre necessaria. 

CG








Appunti:



Scrive un ETERONOMO di Fernando Pessoa: 

“Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti sempre uguali e sempre diversi, come in fondo sono i paesaggi.
Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire.
“Qualsiasi strada, questa stessa strada di Entepfuhl, ti porterà in capo al mondo.” Ma il capo del mondo, da quando il mondo si è consumato girandogli intorno, è lo stesso Entepfuhl da dove si è partiti. In realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto del mondo. E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo come vedo gli altri. A che scopo viaggiare? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo; dove sarei se non dentro me stesso e nello stesso genere delle mie sensazioni?
La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.”