Con Una Sola Mano: Il punto sul "migliore" sistema dell'arte in Italia




 Giorgio Napolitano diceva che il Quirinale è la casa degli Italiani. Qualche mese fa ho scritto un pezzo per Artribune dove scrivevo che l'unico parlamento efficace è a casa di ognuno di noi; l'unica dimensione politica ancora praticabile con successo è intorno a noi. Ed effettivamente questa mostra al Quirinale esiste solo ed esclusivamente nelle case di ognuno di noi, o comunque dove ci troviamo in questo momento. L'intervento ufficiale e materiale è sempre possibile, ma anche inutile e lento con le sue lungaggini tecniche e burocratiche. In fondo con lo sviluppo di tecnologia e internet tutti possiamo partecipare. E mi interessa che ogni mio intervento al Quirinale possa essere come un "buco nero" che ha risucchiato tutto il processo che solitamente va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. L'opera è nata, usando effettivamente una sola mano, nella dimensione micro; e finisce nella dimensione micro e locale di ognuno di voi. Mi hanno chiesto cosa c'entra questa mia linea di lavoro con la serie di opere "pret a porter" presentate recenteme (clicca qui per vederne una parte su eBay). Prima di tutto le opere "pret a porter" sono state realizzate esclusivamente con materiali del "fai da te", e quindi potenzialmente ricreabili in casa. In secondo luogo quella serie di opere discendono da un atteggiamento "antifragile" e "altermoderno", che tenta di superare la crisi della contemporaneità. Termini che fanno riferimento a due libri importanti per contesturalizzare questa serie di opere (Radicante di Bourriaud, Antifragile di Taleb). Se la globalizzazione con la velocità e la facilità dei flussi di cose e persone, ha portato crisi e precarietà generalizzata, la mostra al Quirinale è un esempio di come poter reagire a tale crisi: e quindi diventando ancora più veloci e fluidi. Un atteggiamento che potremo definire antifragile citando Taleb e altermoderno citando Bourriaud. Le opere "pret a porter" discendono dal medesimo atteggiamento applicato alla crisi della postmodernità: un vuoto mascherato da una sovrapproduzione e postproduzione di contenuti. Come reagire a tale vuoto? Giocando con i codici dell'arte moderna, come potrebbe fare un bambino a casa sua, nella sua cameretta. Le opere "pret a porter" non sono moderne perché sono una parodia, uno scary movie del moderno; ma non sono neanche postmoderne perché fanno consapevole e manifesto riferimento al moderno (sono un "the best of"). Per tanto tali opere, come anche la linea di lavoro applicata al Quirinale e negli ultimi 6 anni, possono essere definite "altermoderne" (superamento del postmoderno) e "antifragili" (non opporsi alla crisi in modo rigido o fragile, ma gestendo e prosperando nel caos e nelle crisi). L'identità è stata eliminata in favore di quella di tutti; il fine non è la novità e l'innovazione (se il moderno cercava la novità assoluta il postmoderno cerca il remix originale) ma la consapevolezza. Ogni opera "pret a porter" presenta nei materiali utilizzati un dialogo, proprio per argomentare e indagare, se ci fosse, il valore di tale opere nei confronti del nostro presente. Penso che sia significativa l'opera Hamburger I perché, partendo da una tela ancora confezionata, è partito un vero e proprio interrogatorio all'opera, quasi una sevizia. Le opere "pret a porter" non sono messe su un piedistallo, ma sono messe alle corde.


Se non capisci una cosa cercala su You Tube

materiali vari
Luca Rossi
Quirinale
Roma 2015. 







Premetto che la critica e le analisi critiche in Italia non pagano. Ossia non interessano a nessuno, sarebbe come chiedere al parlamento di farsi analizzare da Marco Travaglio, nel momento in cui fuori dal parlamento non ci sono cittadini. Perchè farlo?

A me invece piace andare contro corrente e tra un caffè e un cappuccino al bar della vita, scrivo queste poche righe, consapevole del fatto che le dinamiche del sistema, alla lunga, diventano opera e contenuto. L'arte contemporanea presiede potenzialmente a tutto, e in Italia viene tenuta come un'opportunità nel cassetto.

A partire dal 2009 per colpa della crisi economica ma non solo, è iniziata a scoppiare la bolla speculativa che caratterizzava il mercato interno dell'arte contemporanea: ossia coloro che avevano acquistato "opere d'arte contemporanea" si sono accorti che le opere che possedevano non valevano in termini di prezzo quello che le avevano pagate. Mentre nel caso dei titoli finanziari il risparmiatore raggirato tende a protestare (come direbbe Albert Hirschman, farebbe "voice"), nel mercato dell'arte il collezionista tende a stare zitto, fondamentalmente per tre ragioni: 


- in generale il collezionista di arte non ha problemi nello spendere 15 invece che 5 anche se l'opera valeva 3; 

- sta zitto per non essere considerato stupido e perdere in status sociale; 

- e infine per avere la speranza di poter rivendere la propria opera acquistata ad un prezzo gonfiato. 

Anche coloro che hanno acquistato la propria opera perché gli piaceva e perchè gli trasmetteva "emozione", si accorgono che il prezzo pagato era comunque eccessivo. Anche rispetto una prospettiva futura in cui l'artista giovane e mid career va comunque incontro ad un esercito di artisti similari, per cui sarà difficile giustificare un aumento del prezzo.



tutto intorno a te

materiali vari
Luca Rossi
Quirinale
Roma 2015. 




Questa bolla speculativa ha depresso il mercato interno e ha portato le migliori gallerie italiane a lavorare solo sul mercato estero, proponendo quasi esclusivamente artisti stranieri. Per queste gallerie l'italia è diventata solo una base esotica, ma il vero mercato si gioca nelle grandi fiere internazionali.

Allo stesso tempo la crisi economica ha depresso le iniziative interne di promozione e divulgazione dell'arte contemporanea. C'è molto meno denaro da investire in Premi, Mostre per Giovani Artisti, Residenze, e altre occasioni, in cui l'artista giovane e meno giovane possa sperimentare e allenare il proprio lavoro. Questa tendenza ha drasticamente diminuito le opportunità per il sistema interno di esercitare favoritismi ed idolatrare un certo gruppo di artisti (gli anni 2000 sono stati caratterizzati dall'asse Venezia-Milano-Torino con i garuttini che facevano da padrone). Ma cosa ben più interessante è stato rilevare che quei favoristismi non sono serviti a nulla, basta andare a vedere oggi i garuttini di prima, seconda e terza generazione. Ma il problema non è rivendicare quello che è successo, ma individuarne le motivazioni, anche rispetto al presente e al futuro. A mio parere il problema è di tipo formativo, che non significa educare e dire alle persone cosa pensare, ma significa creare le condizioni ideali per formare e argomentare uno spirito critico. Questo significa stimolare e formare spettatori, critici, curatori e artisti. Significa ritrovare e rivitalizzare le ragioni e le motivazioni dell'opera d'arte, come motore centrale di un sistema che ruota attorno. Se l'arte contemporanea vince questa sfida, e potrebbe farlo, può diventare molto di più di una modalità raffinata per fare pubblicità all'istituzione pubblica o privata di turno. 



10 settembre 2001

fotografia di grandi dimensioni
Luca Rossi
Quirinale
Roma 2015. 




Un sistema dell'arte vitale deve vedere tre componenti attive: spettatori, artisti e addetti ai lavori. In questo momento in Italia gli spettatori non esistono, e troviamo unicamente artisti, tanti, intercambiabili e quindi debolissimi, e addetti ai lavori, tanti e spesso improvvisati, non formati adeguatamente da scuole vetuste, e presi in prestito da settori limitrofi. Fuggire e aspirare all'estero non conta nulla, un albero non può fuggire dalle proprie radici, e il caso di successo "Cattelan" dimostra che l'unica strada è semmai quella di affrontare ed esorcizzare le proprie radici, anche a costo di farlo in modo cinico e opportunistico. Ogni luogo è internazionale per definizione, e il sistema Italia solo partendo da questa constatazione, vissuta fino in fondo, potrà togliere dal cassetto la grande opportunità dell'arte contemporanea.