Vi-Hagra Bicocca





SCROLL DOWN - Chi parla inglese dovrebbe imparare l'italiano
GAMeC 
prossimamente





































L'Hangar Bicocca chiama installazioni voluminose che condannano necessariamente lo spazio a diventare un sorta di "luna park per adulti". Ogni opera sembra l'ennesima giostra da attraversare, spesso banalmente, e con cui interagire quasi forzatamente. Basta pensare al grande gonfiabile di Tomàs Saraceno, i padiglioni da visitare come tante piccole case delle streghe di Micol Assael; in corso la mostra di Cildo Meiereles con altrettanti padiglioni da attraversare, e in un caso, come per Saraceno, togliendosi le scarpe. Togliersi le scarpe è sinonimo di interazione spinta. 

Gli spettatori sembrano costretti ad una passività che li vede come scimmiette e criceti. Questo può essere molto fastidioso. Ma la colpa non è del Direttore e del Curatore, quanto del vincolo di uno spazio enorme (diremo vi-hagra bicocca) in relazione alle finalità del museo: coinvolgere e attirare un pubblico ampio. 
Lo spettatore adulto deve essere intrattenuto, interessato, formato e coinvolto; tutto questo con il solo momento della mostra. Questo crea uno strabismo, come se volessimo insegnare proponendo, dal primo giorno di scuola, solo compiti in classe. I compiti in classe renderebbero delusi gli studenti (pubblico) che non sarebbero in grado di risolverli, e gli insegnanti (l'istituzione) che avrebbe studenti delusi e ignoranti. 

Durante una recente intervista per la Radio Svizzera, al Direttore di Hangar Bicocca Vicente Todolì è stata riportata la mia critica: mostre che sembrano luna park per adulti. Se cliccate su questo link potete ascoltare l'intervista integrale:




Todolì ha risposto che se l'Hangar Bicocca fosse un Luna Park chiuderebbe dopo due giorni...dal momento che non si paga il biglietto e tutto viene supportato da un grande sponsor come Pirelli, qualsiasi cosa che venisse fatta all'Hangar Bicocca avrebbe successo. Vicente Todolì parla di 400.000 visitatori in due anni. Quando mi sono recato all'Hangar Bicocca nessuno mi ha dato un biglietto e ha registrato la mia presenza. Come fa il museo ad emettere questi dati? 

La verità è che per Pirelli l'affluenza del pubblico è del tutto irrilevante (al di là delle apparenze), l'Hangar Bicocca deve semplicemente essere una grande insegna luminosa che sostiene Pirelli nella comunità come impresa buona e benefattrice. E sembra che il pubblico debba essere coinvolto all'interazione quasi forzatamente, spesso con modalità banali. Il primo gesto per l'interazione banale è togliersi le scarpe. Sembra che togliersi le scarpe sia la soglia per poter veramente interagire con l'opera d'arte. Nelle ultime tre mostre è successo due volte: per il grande gonfiabile trasparente di Tomàs Saraceno (molto simile ai gonfiabili che nelle piazze accolgono i bambini per giocare) e per una delle opere attraversabili di Cildo Meiereles. 

L'amico che ha fatto la trasmissione per la Radio Svizzera, rispetto queste mostre come luna park, mi ha scritto che l'arte riflette la società. A mio parere questa giustificazione non regge. Soprattutto se alcune istituzioni si fregiano di fare un lavoro prezioso e sofisticato per il bene della comunità, e per la cultura. Allora tanto vale andare a San Siro, o al Multisala vicino ad Hangar Bicocca con 18 sale. In cosa si differenzia il museo? Quale il valore dell'opera? Rispetto una società estremamente propositiva e ricca di input per il pubblico?

La mostra è erroneamente considerata un momento didattico che allo stesso tempo deve essere formativo, ludico, educativo e riflessivo. Questo non è possibile. 

Non ci sono altri momenti, oltre alla mostra, per interessare, stimolare e formare un pubblico adulto; anche perchè un pubblico vero ed adulto esprime poi un giudizio vero ed adulto, e questo diventa molto pericoloso per l'istituzione che deve mantenere buoni rapporti con la comunità di riferimento. Come è possibile fare bella figura con la comunità di riferimento se il pubblico avesse gli strumenti per criticare le mostre? 

Prima di tutto vi invito a riflettere quando questa sera vi toglierete le scarpe per andare a letto: state per attraversare un'opera di Luca Rossi. E nel letto potrà succedere di tutto, fino anche i sogni. 

Inoltre vorrei che l'Hangar Bicocca diventasse una nuova ed unica opportunità per lo spettatore. Vorrei formare operatori che argomentino ossessivamente il valore delle opere d'arte. Questo anche partendo dalle cose e dagli elementi che sono già presenti in Hangar Bicocca, quando lo spazio è vuoto. O anche nello spazio occupato dalle Torri di Kiefer. 

Lo spazio sarà vuoto. Ma in realtà non lo sarà, perché non lo è mai. 


(in attesa di replica del curatore Andrea Lissoni)











Freestyle


100 persone che, nello spazio vuoto del museo, cercano di argomentare ossessivamente il valore delle opere/cose che ci sono già all'Hangar Bicocca.